Dalla rubrica "5 minuti d’arte” - "La trasverberazione" - Gian Lorenzo Bernini - a cura di Paolo Cozzani
- fiorenzacastelli
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Gian Lorenzo Bernini, L'estasi di Santa Teresa, Chiesa di Santa Maria della Vittoria, Roma, scultura in marmo h.3,5 mt.,1647-1652.
Nasce ad Avila nel 1515 la Santa che a soli vent'anni fugge da casa per raggiungere il monastero dei Carmelitani e abbracciare la religione cristiana.
Fatica a crescere e riconoscere la propria vocazione. La conversione avviene in età adulta e conduce sino alla morte nel 1582 una vita mistica e di preghiera.
Riforma l'Ordine dei Carmelitani e il suo pragmatismo nell'interpretare la vita da religiosa non trascura l'aspetto economico: ella diceva : “Teresa senza la grazia di Dio è una povera donna; con la grazia di Dio, una forza; con la grazia di Dio e molti denari, una potenza”.
L'EPISODIO DELLA CONVERSIONE
è il più celebre, ed anche trattato con ironia nel mondo moderno, per le parole della Santa che viene trafitta al cuore dalla freccia di un angelo, che qualcuno ha inteso come metafora ma avvenuta realmente in un rapporto fisico con l'angelo.
LA TRASVERBERAZIONE
letteralmente l'essere trafitti o quando si è feriti per amore, lega il testo della Santa al momento dell'incontro con l'angelo e la visione di Dio. Questo il testo tratto dalla autobiografia:
«Gli vedevo nelle mani un lungo dardo d'oro, che sulla punta di ferro mi sembrava avere un po' di fuoco. Pareva che me lo configgesse a più riprese nel cuore, così profondamente che mi giungeva fino alle viscere, e quando lo estraeva sembrava portarselo via lasciandomi tutta infiammata di grande amore di Dio. Il dolore della ferita era così vivo che mi faceva emettere dei gemiti, ma era così grande la dolcezza che mi infondeva questo enorme dolore, che non c'era da desiderarne la fine, né l'anima poteva appagarsi che di Dio. Non è un dolore fisico, ma spirituale, anche se il corpo non tralascia di parteciparvi un po', anzi molto. È un idillio così soave quello che si svolge tra l'anima e Dio, che io supplico la divina bontà di farlo provare a chi pensasse che io mento.»
LA SCULTURA
Gian Lorenzo Bernini (1598-1680) scolpisce Santa Teresa richiamando proprio l'episodio della conversione e della trasverberazione, quando l'angelo guardando con dolcezza la Santa è nell'atto di scagliare la freccia. E' definita il “manifesto” del Barocco per come Bernini ha coerentemente trasposto i capisaldi della corrente artistica che ha attraversato tutto il '600.
E' la teatralità della scena e l'enfasi con la quale Bernini la racconta la cifra che fa di quest'opera una delle più importanti del maestro napoletano.
Sceglie di inserirla nel transetto della chiesa in un'edicola con basamento di marmi policromi e la luce dorata che proviene dall'alto a illuminare e rendere sacra la scena. Realizza a destra e sinistra due palchetti con gli spettatori della famiglia Cornaro, i committenti dell'opera, che osservano come fossero a teatro scambiandosi commenti.
Il sublime del Barocco raggiunge i massimi livelli nella creatività del Bernini. Si stacca dalla raffigurazione “classica” del panneggio che ricopre la Santa realizzandolo in maniera disordinata e casuale, poggiando il gruppo scultoreo su una pietra che sembra inserita nell'ambiente naturale.
Il giovane angelo dai riccioli bellissimi e folti infonde dolcezza nello sguardo verso la Santa nell'attimo che sta per scagliare il dardo, ha il torace semicoperto mentre la mano sinistra solleva lievemente il mantello.
L'ESTASI
il volto di Teresa ad occhi chiusi è rivolto all'indietro ed è abbandonata, anche nel corpo, alla sua estasi e al momento mistico che sta vivendo che viene narrato nei dettagli del testo autobiografico. La sola visione dell'angelo, ancor prima della trasverberazione e al ferimento al cuore, ha sconvolto la Santa che sviene di fronte all'apparizione.
L'imponenza dimensionale dell'opera e la sublimazione del momento, unite alle capacità del Bernini nel narrare l'estasi della Santa fanno dell'opera una delle più importanti del Barocco Italiano.






